LA MEDICINA INTEGRATIVA… Fibromialgia
10 Gen 2020
Visualizzazioni: 3231

LA MEDICINA INTEGRATIVA… Fibromialgia

La fibromialgia è una sindrome cronica.

Sindrome perché sono tanti i sintomi che affliggono il paziente (più spesso la paziente) che ne è affetto.

I principali disturbi che vengono riferiti dai soggetti fibromialgici sono il dolore osteoarticolare, con sensazione di “essere stati presi a pugni”, continui crampi ai muscoli che “sembrano essere sempre pieni di acido lattico come se si fosse affrontata una maratona”, eccessiva stanchezza e spossatezza, insonnia, disturbi gastrointestinali, alterazione del tono dell’umore.

E’ una condizione cronica.

Vuol dire che dall’esordio dei primi sintomi la fibromialgia dura nel lungo periodo.

La cantante americana Lady Gaga (suo malgrado “testimonial” illustre di tale condizione patologica) ha riferito di essere spesso costretta a rinunciare ai suoi impegni artistici a causa dei sintomi che la fibromialgia le procura.

L’ elemento che, a volte, porta tali pazienti a non essere correttamente inquadrati dai sanitari che li visitano è che la sindrome fibromialgica non presenta ,sopratutto nella sua fase iniziale, alterazioni delle analisi del sangue degne di nota né tantomeno evidenze importanti alla diagnostica per immagini (ad esempio, a differenza di altre sindromi reumatiche come la artrite reumatoide non si referta erosione ossea e cartilaginea) 

Spesso., per tale motivo, la diagnosi di fibromialgia viene posta dopo tanti mesi durante i quali il paziente viene preso da parte di chi lo visita come un “malato immaginario”

Preferisco definirlo cosi’ come ho fatto in altri miei articoli al riguardo: i pazienti fibromialgici sono dei “pazienti incompresi”.

La terapia convenzionale si basa sull’utilizzo di antalgici, di antinfiammatori spesso con azione centrale, di antidepressivi e farmaci attivi sul sistema nervoso centrale.

Non è questo il contesto per esporre in maniera approfondita le varie molecole chimiche utilizzate in maniera “tradizionale” né la ristrettezza dello spazio (che vuole essere un rapido inquadramento della problematica) mi consente di inoltrarmi sulle recenti acquisizioni riguardo l’azione di mediatori come la sostanza P nella modulazione del dolore.

Quello che però ritengo opportuno sottolineare è che, nella mia esperienza clinica, la maggior parte dei pazienti fibromialgici da me trattati vengono alla mia osservazione con una storia ormai cronica di malattia, e con una risposta sempre più scarsa alle consuete terapie alle quali sono stati sottoposti.

La medicina integrativa può giocare un ruolo di primaria importanza perché, in casi selezionali, riesce ad ottenere tre importanti obiettivi:

  • Riesce ad alleviare la sensazione di dolore e di stanchezza del paziente consentendogli di non abbandonare le terapia farmacologa in atto 
  • Riesce a rendere nuovamente responsivi alle terapie farmacologhe tradizionali (ad esempio cortisone) pazienti che non lo erano più e, peraltro, consente una notevole riduzione della dose (posologia) degli stessi
  • Riesce a migliorare i restanti sintomi quali disturbi del sonno, del tono dell’umore e della funzione gastrointestinale

Quanto sopra detto non è solamente frutto di una mia esperienza professionale quotidiana ma è stato da me pubblicato (in qualità di primo autore) su una prestigiosa rivista internazionale: Archives of Physical and Rehabilitation Medicine

Tale lavoro scientifico è stato inoltre presentato in un Congresso scientifico tenutosi in USA.

Il miglioramento dei pazienti trattati è stato registrato tramite uno strumento condiviso a livello mondiale: la FIQ che è una scala di valutazione dedicata per i pazienti fibromialgici oltre che su altri strumenti di valutazione scientifica.

Approcci terapeutici come l’omeopatia, ad esempio, hanno evidenziato ottimi risultati.

L’omeopatia è una terapia personalizzata e non sempre standardizzabile però in linea generale rimedi come la Nux Vomica (che tratta dolori crampiformi, la stanchezza) come il Rhus Toxicondendrom (per i dolori ossei migranti che migliorano con il movimento) e tanti altri “rimedi”, riescono molte volte a dare un importante effetto positivo.

Ovviamente per medicina integrativa si intende un approccio integrato quindi combinato di differenti strategie terapeutiche tenendo come base la terapia farmacologica “tradizionale” che non deve essere mai abbandonata dal paziente.

L’omeopatia è associata nella mia pratica clinica con altre terapie quali l’agopuntura, il laser, la magnetoterapia, la diatermia per garantire il massimo risultato perseguibile in relazione con la situazione soggettiva del paziente.


Dott.Alfonso Tramontana

 Medico Chirurgo  

 Specialista in Omeopatia 

 Fisiatria 

Chirurgia Toracica ed Agopuntura

Ricercatore in Medicina Integrativa presso

 la Universidad Rey Juan Carlos de Madrid


Commmenti

Lascia un commento